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Un’altra fiction. (4). Interazioni isolane

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di Rita Bosso
Un'altra vita. Set

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Prima di tutto, il dato importante: anche con la seconda puntata il numero di spettatori è stato altissimo. Molti isolani sono stati impiegati sul set, la ricaduta delle splendide riprese sulla stagione turistica dovrebbe essere  strepitosa,  aumentano le probabilità di realizzazione della seconda serie.
La fiction Un’Altra Vita, come opportunità lavorativa e come veicolo pubblicitario, rappresenta un evento importante per l’isola, e su questa evidenza non c’è alcun bisogno di  soffermarsi.

Io scrivo di un’altra fiction, come enunciato nel titolo; i protagonisti sono Giuànn’, Gigino, le ragazze del caffè Tripoli che mi spiegano che non è il caso di badare alla trama, che in questo genere televisivo è l’ultima cosa che conta; usano lo stesso tono indulgente con cui rispondono al cliente che entra e chiede di acquistare un francobollo; ci fosse ancora Luigi ‘u pitt dietro al bancone, userebbe il suo vocione per illustrare il concetto in maniera sbrigativa ed efficace.
Scrivo di quelli che non la vedono, come Silverio Barbone  e come la Barbarella, non per snobismo ma perché vanno a letto alle sette e mezzo; oppure di Luigino che non la vede perché è un programma della concorrenza.
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Ciunche e cecate, jate ‘i fforne ca ve spusate” (nella versione fornese, si dirà jate ‘u puort’).
A metà della seconda puntata, infatti, tre su cinque sono sistemate: Emma con l’uomo del mistero, la figlia più piccola col biondino, la secondogenita con l’aviere. Per la figlia maggiore bisognerà attendere, è stata appena mollata e ha bisogno di una puntata di metabolizzazione.
Più difficile l’impresa con Loretta ma, se non dovesse accadere nulla, c’è Giuànn’ a disposizione, che ci fece un pensierino ai tempi della Freccia Nera.
La quale Loretta, dopo aver percorso mezza Italia con un forno De Longhi in braccio, arrivata a Ponza vorrebbe un taxi, sia pure la carretta della prima puntata;  invece trova Beniamino che, amabile come non mai, le dice di farsela a piedi… col forno in braccio. Tra Porto e tunnel potrebbe però incontrare Giuann’ che, cavallerescamente, si accollerà il pacco.
Dal punto di vista elettrodomestico, l’isola non ci fa un figurone: caldaie scassate, forni mancanti, lavastoviglie inesistenti, telefonini che non hanno campo … Onorato e Assenso, scetateve!
Intanto si è chiarito il mistero delle visioni della regista: “Dove sono gli abitanti? Come facciamo con le comparse? Sembrava di essere noi stessi dentro la trama del nostro film. Da dietro le finestre ci guardavano con sospetto. Sembrava che si chiedessero: che ci fanno qui? Hanno sbagliato stagione .… Poi siamo riusciti a farli uscire dalle loro case. Li abbiamo convinti a far parte del film” - ha dichiarato la Th. Torrini.

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Alla seconda puntata arriva la spiegazione: le sospettose che guardavano dalle finestre erano le priate,  ovvero le attrici de ‘A Priezza, in tal senso istruite da Assunta: hanno recitato alla perfezione simulando, nell’ordine: spavento, incredulità, curiosità, timidezza, entusiasmo,  gratitudine; si sono fatte “tira’ ‘a cazetta” per uscire dalle case (loro che tra lavoro, impegni teatrali e impegni sociali, in casa ci stanno poco o niente) e sono entrate a far parte del film. Assunta si conferma regista-capocomico di classe: da oggi in poi la chiameremo Assuntha.
“Attacca ‘u ciuccio dove dice il padrone” : altro detto di cui far tesoro.
Mary, moglie di uno dei due dottori (non ho capito se di Biagio o di Isidoro) non sa ancora che i bambini non li porta la cicogna e che l’orologio biologico, a una certa età,  smette di ticchettare; non riesce a spiegarsi le caldane e, quando la dottoressa pronuncia la parola maledetta, arma una guerra, schierandole contro tutte le sue amiche. Poi, però, si calma – merito del cerotto che la luminare le ha prescritto-  e non solo va a far  pace, ma consiglia addirittura all’amica, proprietaria della bicocca in cui Emma alloggia, di comprare una lavastoviglie, ovviamente De Longhi.
E la bicocca, a sua volta, è diventata una accogliente casetta in stile shabby  che non sfigurerebbe su una rivista, perché basta un tocco della classe meneghina  per passare dalla stalla alle stelle.

La galleria di “marito ponzese” si arricchisce di due tipologie: l’Urlante Inconcludente, interpretato da Francesco Cordella, e il Despota Insensibile, rappresentato dal marito della cameriera della villa, che lascerebbe andare in cancrena la gamba della moglie pur di non spifferare il segreto: di nuovo, attacca ‘u ciuccio addò dice ‘u padrone.
Vanessa, dopo essersi cimentata come veterinaria e come ginecologa nella prima puntata, se la cava anche come ortopedica, fa qualche medicazione, sicuramente sfoggerà competenze psichiatriche con la signora della villa misteriosa… mica male, per una che sveniva alla vista del sangue e, dunque, la laurea in medicina l’aveva presa coi punti.

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Il Faro della Guardia. ‘Lo stato dell’arte’. (3)

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di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

il faro della guardia

 

Riprendiamo le fila dell’ormai annosa questione del Faro della Guardia che noi dell’Associazione Ponzaracconta, tutti noi di Ponza, continuiamo imperterriti a seguire con tutta l’attenzione possibile.

Ci eravamo lasciati con la risposta del Ministro della Difesa all’interpellanza parlamentare (leggi qui)

Chi ha avuto modo di leggerla  ricorderà che il Ministro aveva scritto che il faro della Guardia, pur conservando la finalità istituzionale, cioè quella di continuare ad espletare la funzione di guida per i naviganti, era stato inserito in un percorso di valorizzazione avvalendosi della Difesa Servizi spa (*), una società interamente di proprietà del Ministero della Difesa.

Ovviamente la porzione di immobile oggetto di valorizzazione è tutta l’area ed i servizi che non fanno parte di quella specificamente finalizzata allo svolgimento dell’attività di segnalamento marittimo, individuabile grosso modo (a detta anche di Cristoforo, l’attuale capofanalista) nella torre del faro e in un locale per le esigenze tecnico-logistiche dello stesso.

La risposta del Ministro, per la verità, non dice granché, ma usa un termine importante.
Parla di “valorizzazione”, termine che anche se un po’ abusato di questi tempi, dà comunque speranza in quanto esprime un concetto positivo che va nel senso contrario a “degrado”, “abbandono”, “deterioramento”.

Chi ha seguito i rapporti intercorsi tra il nostro Comune, il Demanio ed il Ministero della Difesa – quando il primo chiese, lo scorso novembre, l’acquisizione del faro ‘a titolo non oneroso’ – ricorderà certamente che anche il Demanio, nel girare la richiesta del Comune al Ministero della Difesa, parlò in un certo senso di valorizzazione.

In quella circostanza il Demanio ricorda, infatti, al Ministero della Difesa non solo di far conoscere l’interesse o meno per il bene ma, in caso affermativo, di confermare laddove “l’immobile necessiti di interventi edilizi, la disponibilità di risorse adeguate a finanziare i lavori e la tempistica prevista per l’esecuzione degli interventi”

Insomma il Demanio allora ed il Ministero della Difesa successivamente, per mano del suo Ministro, ci dicono che il faro non può essere abbandonato.

A suo tempo abbiamo portato queste argomentazioni a conoscenza del FAI, prima consegnando un dossier al prof. Andrea Carandini, presidente del FAI,  nell’occasione di una sua visita a Formia alla fine di marzo di quest’anno; poi parlandone direttamente con due delegate del FAI stesso, venute a Ponza agli inizi dello scorso mese di luglio.
In quest’ultima circostanza, attraverso una visita effettuata al faro, le delegate FAI hanno avuto la possibilità di rendersi conto della bellezza del sito, della sua unicità, della sua importanza come bene da salvaguardare e della necessità di interventi immediati prima che sia troppo tardi.

Le emozioni provate dalle visitatrici nel percorrere il sentiero che si inerpica lungo il crinale del faraglione sono state enormi, come forti le sensazioni nell’attraversare i locali i cui segni di abbandono hanno trovato una mitigazione solo al cospetto della lanterna che funziona ancora.

il faro della guardia la lanterna in funzione

I commenti sono stati tanti e di quella visita, nonchè delle impressioni che ne sono derivate, ci è stato assicurato, sarebbe stato fatto un resoconto alla sede centrale a Milano.

Come stanno le cose oggi?

Partendo dall’indiscussa autorevolezza che distingue il FAI ed il Ministero dei Beni Culturali, abbiamo chiesto ad entrambi di adoperarsi per acquisire i dettagli del “percorso” intrapreso dalla Difesa Servizi spa per la “valorizzazione del faro” e verificare se c’è la possibilità di inserirsi nel programma di valorizzazione con la realizzazione di un’attività di collaborazione che abbia per scopo quello di rendere il faro, seppure con i prevedibili limiti, bene fruibile dalla collettività per scopi culturali.

Abbiamo chiesto anche di conoscere se ci sono fondi già stanziati per il recupero del faro e quale la tempistica degli eventuali interventi previsti; in altri termini sapere se e quale seguito concreto ha avuto la lettera che l’Agenzia del Demanio ha inviato al Ministero della Difesa in occasione della trasmissione della richiesta di acquisizione del Comune di Ponza.

In definitiva da parte nostra è stato fatto presente che, mettendo da parte ogni altro tipo di considerazione, quello che interessa, in questo momento – a tutti noi, alla comunità ponzese, a chi ha scelto nel 2012 il faro come “Luogo del Cuore” da salvaguardare, a chi ama Ponza, a tutti coloro che tengono alla conservazione e alla tutela del patrimonio naturale, storico e culturale del nostro Paese - è che si arresti il degrado in atto di questo bene e si inizi, il più presto possibile, una CONCRETA azione di recupero.

Il FAI si sta adoperando in questa direzione e speriamo di poter partecipare quanto prima qualche interessante novità.

il faro della guardia lungo la strada

 

Note

(*) File .pdf su ‘Società Difesa Servizi Spa’ : Note sulla Societa Difesa Servizi  (da materiale tratto dal sito ufficiale della Società e considerazioni inerenti: a cura della Redazione di Ponza racconta).

-  Nel documento .pdf soprariportato è citato l’intervento della Società in questione su “una gestione economica del faro di Capo san Marco di Cabras (Oristano) ai fini della realizzazione di riprese cinematografiche (giugno – ottobre 2012)”.
Sul sito, in tempi non sospetti, di questa attività abbiamo già parlato, pur non sapendo a chi facesse capo, a proposito della presentazione del film “Una piccola impresa meridionale”, di e con Rocco Papaleo (leggi qui)

Capo-San-Marco.-Faro-sul-golfo-di-Oristano

 

- Questo articolo costituisce un ulteriore aggiornamento (il terzo) di altri con lo stesso titolo pubblicati rispettivamente il 3 agosto 3013 (leggi qui) e il 16 ottobre 2013 (leggi qui)

 

Buon inizio del Ponza calcio nell’amichevole di ieri

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di Biagio Rispoli
Pol. Dil. Ponza. 21.09.2014

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Partita amichevole ieri, domenica 21 settembre alle ore 10,30, tra la Nazionale di calcio degli Agenti Immobiliari e la Polisportiva Dilettantistica Ponza, finita 1-3.

- Formazione della Pol. Dil. Ponza: Rispoli B. (al 30° Taglialatela, al 1° s.t. Andreani e al 15° Califano), Tescione F. (al 10° s.t. Tescione G.), Repele, Fazzone (al 30° 1°t. Scotti), Capone (al 20° s.t. Vitiello A.),Vitiello S. (al 25° La Torraca), Di Meglio, Ambrosino (al 35° Napolitano), Rispoli, Menichelli (al 1° s.t. Migliaccio), Toppetta (al 15° s.t. Mormille).
- Nazionale di calcio Agenti Immobiliari: Rossi, Gullo, Lovato, Delia, Lazzari, Chiodo, Cosmai, Bettinetti, Emerson, Angeletti, Brizzi (al 15 ° s.t. Tremante).
- Arbitro: Scarpati G. della sez. di Formia.
- Marcatori: al 25° Delia, al 15° s.t. Napolitano R., al 25° s.t. Migliaccio ed al 35° Rispoli D.

Bella prova del Ponza in vista del campionato.
Inizio in sordina, ma già si vede l’impostazione del ‘mister’ De Santis. Il Ponza cerca di far sua la partita da subito, ma gli Agenti Immobiliari riescono ad arginare le offensive del Ponza.

Il primo ad intervenire è Rispoli che su punizione di Angeletti respinge di pugno e subito dopo deve intervenire sui piedi di Emerson, ma al 25° deve capitolare su un’incertezza della difesa.
Il primo tempo si chiude con il vantaggio degli Agenti Immobiliari.

La ripresa vede subito il Ponza alla ricerca del pareggio: lo raggiunge al 15° con Napolitano, poi al 35° raddoppia con Migliaccio e chiude Rispoli, direttamente su punizione, che porta a tre le reti.

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Nell’immagine di copertina, la squadra in campo ieri

Giornata di Studio a Ponza sui cavi sottomarini

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segnalato alla Redazione
Collegamenti

 

Ospitiamo volentieri la notizia della giornata di studi che si terrà a Ponza il prossimo venerdì 26 settembre

 

Giornata di Studio

Cavi Sottomarini per la

Trasmissione di Energia

Elettrica

Ponza, 26 Settembre 2014

Ore 10.45 – 16.15

Sala del Consiglio Comunale – Via della Parata

 

N.B.
Per poter partecipare alla Giornata è necessario effettuare la prenotazione (gratuita) inviando una e-mail a: cornali@ceiweb.it

 

L’interesse del sito e dell’Associazione Ponza Racconta a questi temi non è di adesso.
Ricordiamo di aver ospitato su queste pagine, nell’ordine temporale, i segg. articoli e i relativi commenti:

Mimma Califano (12 apr. 2012) – Relazione sul Convegno “Un futuro energetico sostenibile per l’isola di Ponza: modelli a confronto”: leggi qui

Sandro Vitiello (2 maggio 2013) – L’approvvigionamento elettrico e idrico a Ponza:  leggi qui

Alessandro Romano (19 nov. 2013) - Il telegrafo nel Regno delle Due Sicilie: leggi qui

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Si allega il file .pdf dell’evento: Giornata di Studi Cavi sottomarini

Macchine d’epoca a Ponza

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di Silverio Lamonica
Balilla

 

Domenica scorsa, lungo lo “Scalo Mamozio”, facevano bella mostra di sé alcune macchine d’epoca. Tra le intramontabili “vecchie signore della strada, primeggiavano due “Ferrari” nella loro superba livrea rossa e una “Balilla”.
Quest’ultima mi ha riportato alla mente i ricordi d’infanzia, quando – nella prima metà degli anni ’50 – il Dr. Silverio Martinelli teneva parcheggiato sotto il palazzo a S. Antonio, un gioiello simile, di colore nero. Se non erro era l’unica vettura esistente a Ponza e l’indimenticabile medico condotto la usava “con parsimonia” per recarsi a Le Forna a curare i suoi pazienti.

Purtroppo non mi sono documentato in merito agli organizzatori dell’interessante manifestazione e spero che seguiranno i dovuti “commenti chiarificatori”.

 

Foto di Fausto Lamonica

Parcheggio Mamozio

Ferrari

Porti borbonici

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di Rita Bosso 
 

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Il 17 settembre il porto d’Ischia ha spento 160 candeline.
Il ponzese Sandro Romano ha partecipato alla sfilata delle guardie borboniche ed ha tenuto quattro  conferenze molto apprezzate.

Di seguito, il trailer ed alcune immagini dei festeggiamenti, con arrivo di re Ferdinando e saluto dei sindaci dei comuni dell’isola (in costume d’epoca), corteo storico, spettacolo di suoni e luci.

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http://www.youtube.com/watch?v=WWUHaD4q954

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Il lago de' Bagni prima dell'apertura di collegamento con il mare

 Il Lago de’ Bagni prima che si realizzasse il canale di comunicazione con il mare

l'entrata del vascello reale nel porto d'Ischia

L’entrata del vascello reale nel porto d’Ischia

re Ferdinando II di Borbone nel corteo storico

re Ferdinando II di Borbone nel corteo storico

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 suoni e luci sulla Rive Droite
Suoni e luci sulla Rive Droite

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 [Porti borbonici. (1) - Continua]

Autobus e traffico a Ponza, d’agosto

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la Redazione
1. Interno bus

 

Le foto a corredo dell’articolo esprimono meglio di qualsiasi discorso il disagio di turisti e ponzesi quando hanno bisogno di spostarsi da una parte all’altra dell’isola nel periodo estivo e decidono di farlo in autobus.

I circa 9 km di strada che separano le due estremità di Ponza diventano tutt’altro che un gradevole percorso che invogli a goderne le bellezze; si trasformano piuttosto prima in un ‘assalto alla diligenza’, poi in una sauna, e infine in una ginnastica coatta per riuscire a star i piedi, far scendere, far passare… Quanto al traffico abbiamo degli ingorghi da far invidia a Ischia, che pure non scherza!

I tempi tra le corse e quelli di percorrenza sono variabili. Ma se a spostarsi è un turista, che per definizione ‘sta in vacanza’, il tempo impiegato non dovrebbe essere un grosso problema…
E se qualcuno dovesse prendere il traghetto o ha prenotato una gita a Palmarola? Beh, basta muoversi con qualche ora di anticipo, e problema risolto!

Oltre a ingorghi e blocchi vari lungo la strada, gli autobus passano senza orari e/o sono stracolmi, i biglietti si fanno direttamente sul mezzo, il ‘calore umano’ non manca: tutto fa parte del “folklore isolano”, merce rara evidentemente, tanto che la Regione paga fior di euro all’anno per assicurarselo!

Per quelli che soffrono il mal d’auto o le vertigini, il viaggio può essere una bella avventura; specie quando si sta in precario equilibrio su un solo piede, schiacciati tra qualche bagaglio e gli altri passeggeri e il piccolo mezzo affronta una curva un po’ più stretta delle altre…

Ma per fortuna gli autisti sono bravi, perché questa è l’unica cosa certa! Sono bravi e lavorano con attenzione e pazienza, anzi fanno un doppio lavoro con tutte le informazioni che continuamente forniscono, e forse anche il triplo lavoro, visto che devono preoccuparsi pure di controllare e vendere i biglietti.

Questa la cronaca per immagini di un giornata di normale follia d’agosto per le strade di Ponza. Ma non si era venuti per star in pace, lontani dal traffico e ‘via dalla pazza folla’?

2. Tutti dentro bagagli e persone

Tutti insieme persone e bagagli

2.bis. Alla partenza

2ter. Pieno non basta. Di più

Pieno non basta. Di più

3a. Si parte

Si parte!

3b. A passo d'uomo

A passo d’uomo

4. Bus strade strette e macchine parcheggiate

Bus strade strette e macchine parcheggiate

5. Imbottigliati nel traffico a Le Forna.1

Imbottigliati nel traffico a Le Forna

6. Traffico a Le Forna.2

Paesaggio fornese

Lasciare scendere. Lasciar salire.1

Lasciare scendere. Lasciar salire.2

Lasciare scendere. Lasciar salire.3

1. 2. 3. Lasciare scendere… Lasciar salire…

7. Di sera la folla è sempre la stessa ma ma più leggeri senza bagagli

 Di sera la folla è sempre la stessa, ma più leggeri senza bagagli

Primo giorno d’autunno

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di Francesco  De Luca
Poiana. Arpaia

 

“Ched’è chill’auciello gruoss ’ncielo, Sirve’ ? “
“E’ ’n’arpaia…  gira ’ncielo ’ncerca d’a currente c’a porta luntano”.

E già perché sta insinuandosi nell’aria tersa e quieta dell’isola il soffio del levante.
Lo attestano le prue delle barche direzionate verso il sole ma ancora di più il gozzo di Patalano che da Palmarola sembra correre nel porto come ad evitare un morso. Quello delle onde che già imbiancano le creste e si smorzano sull’isola, ora più vuota, più nuda di fronte all’autunno.

La poiana (l’arpaia) è un puntino tanto alto che l’occhio fatica a distinguerlo. Anch’essa ci lascia.

Rimangono i bambini portati a scuola. Per nulla gioiosi, nonostante la vigilessa sorrida loro.

Questo levante, di solito bene accolto dai Fornesi, non riesce oggi ad indurli al sorriso. A Cala dell’Acqua, Cala Feola le barche  sanno che non andranno in giro a mostrare ai turisti spiaggette e grotte. I turisti non ci sono.

I Fornesi sono tornati alla quotidianità. Oggi è la vendemmia che li occupa, domani sarà il rimessaggio dei fuoribordo, la sistemazione delle lance per il periodo invernale.

“Mena… – domanda Silverio  - che  mangiammo ogge?
“Agge accattato i spulecarielle aiere addu Massimo… ’i faccio a’ zuppa “

Trema l’aria per il levante che sta montando, ma il sole rassicura e l’autunno non impaura.

Fagioli da sbucciare


“Non vendo questo art. 18″, di Alessandro Ferrucci

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segnalato dalla Redazione
Vox populi. Blog di A. Ferrucci

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Questo scrivono di noi.
E’ uno specchio della realtà dell’isola?
l. R.

 

Da “Il Fatto Quotidiano” di ieri, 22 settembre 2014

VOX POPULI
“Non vendo questo art. 18″, di Alessandro Ferrucci

ISOLA DI PONZA
Ultimi raggi di sole, un sole incerto; qualche nuvola, mare calmo, turisti ancora tanti, negozianti soddisfatti della stagione. Sì, soddisfatti, incredibile.
A chi passeggia sulla banchina domandiamo cosa ne pensa dell’abolizione dell’articolo 18 da parte di Renzi in primis, del governo poi.

Mimma, 29 anni, negoziante, “No, mi dispiace, qui non lo vendiamo”. Ma non è un capo di abbigliamento. “Ah no!? Allora non ho capito”.

Davide, 31 anni, cameriere. “Ma che è ‘sta cosa?” Sul licenziamento per … “lo sono stato già cacciato tre volte da altrettanti posti di lavoro”.

Giulio, età non dichiarata, capo di Davide. “Ci sono problemi?”.
No, chiedevo al ragazzo un’indicazione. “Ah, meglio…”

Angelo, 54 anni,  imprenditore. “lo detesto la Camusso, se uno gli rompe le palle, io sono felice”.

Anna, 50 anni, moglie di Angelo. “I sindacati si mettono sempre di mezzo, sono un cancro”.

Gino, 65 anni, pescatore. “È stata una buona nottata”. Ottimo, e l’articolo 18? “Ragazzì, io ho appena la quinta elementare”.

Cinzia, 38 anni, mantenuta. “Già ci sono le nuvole, ti ci metti anche tu con questi argomenti noiosi!?”. Ci scusi.

Guglielmo, 41 anni, professione incomprensibile. “Questi stanno sfasciando l’Italia, stanno ampliando la forbice a favore di chi ha”.

Alessandro, 35 anni, figlio di. “Mio padre è abbastanza soddisfatto, ma fino a quando non vede… Ragazzo, mi porti un altro Martini bianco? Bravo…”.

Ernesto, 34 anni, lobbista. “Scardinare il potere di questi sindacato del cacchio è quasi impossibile”.


(Ponza-turistica si sposta in barca, noi poniamo la domanda ai proprietari di yacht)


Gigio
, 46 anni, commercialista. “Alcuni lavoratori hanno troppo potere, ci rimettono i più seri”

Enrico, 63 anni, imprenditore. “Questo paese non riprenderà, Renzi è bloccato da quattro pezzenti… vuoi bere un po’ di champagne?”. No, grazie. “Senti ‘sta musichetta e rilassati”. E mette Julio Iglesias, Se mi lasci non vale.

Twitter: @A_Ferrucci 

 

File .pdf tratto dal giornale in questione: Il Fatto quotidiano.22. sett.2014 Blog A.F.

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Vignetta aggiunta da Rita:

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Quei banchi sono sempre più vuoti

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di Vincenzo Ambrosino
Classe. Banchi vuoti

 

Quest’anno a Ponza c’è un nuovo dirigente.
Una maestra presente al primo collegio docenti mi ha detto: “Finalmente un dirigente che parla”.

C’è un problema per la scuola materna, il Ciro Piro è ancora inagibile e molti genitori non conducono i loro infanti alla scuola di Santa Maria; sembra che una soluzione sia stata trovata nelle tante aule disponibili della ex scuola media.
Alla Primaria c’è un regolare dissenso tra genitori e dirigenti per l’assegnazione di qualche maestra alla relativa classe.
Un genitore delle scuole medie ci comunica che nelle classi non ci sono registri né l’elenco degli alunni né lo scuolabus.
È normale che i docenti non siano tutti presenti, soprattutto nelle secondarie ma questo non dipende dal dirigente.
Quelli accennati sono tutti problemi di ordinario assestamento per far partire il nuovo anno, quindi niente di nuovo.

Quest’anno all’Istituto Superiore si è inaugurato il “Turistico”. Purtroppo, a differenza della fiction, non siamo partiti con il “botto”: pochi i nuovi iscritti al primo anno.

A differenza di altri genitori, che hanno creduto nel miracolo ‘nuovo indirizzo’ per poi mandare i loro figli in continente, io ho convinto mio figlio a frequentare il primo anno del ‘Turistico’ di Ponza; gli ho detto che il biennio è uguale dappertutto per cui se dimostrava impegno nello studio poteva, eventualmente, trasferirsi il prossimo anno.
Mio figlio mi dice che in classe ci sono una media  8-9 ragazzi compresi i ripetenti che hanno già dichiarato che al più presto si ritireranno dal corso.

Riflessione per il nuovo Dirigente:

Sono convinto che Lei si sia assunto l’onere di governare le infinite emergenze della scuola a Ponza con tanto entusiasmo, ma l’entusiasmo serve a poco perché:

  • gli interessi dei professori esterni con quelli interni diventano misture che ogni anno si legano casualmente nei vari plessi, infatti non c’è mai continuità didattica né coordinamento nell’azione didattica e disciplinare;
  • gli interessi dei singoli genitori con le singole maestre sono volontariamente inconciliabili;
  • gli interessi del personale ATA si devono adeguare alle variegate realtà scolastiche dislocate nel territorio;
  • c’è una complicata logistica per organizzare la mensa e i vari tempi pieni e prolungati;
  • sono tanti i problemi strutturali dei singoli plessi.

Tutti questi problemi da affrontare avrebbero bisogno di essere fronteggiati con piglio decisionista ma alla fine finiscono per essere gestiti con l’unica logica di sopravvivenza annuale per una realtà scolastica isolana, quella del buon senso, che significa mediare tra le tante contrastanti  contraddizioni.

Le dico subito, ma lo ricordo ai miei colleghi, che una delle emergenze da affrontare prioritariamente è il rischio di chiudere in pochi anni la scuola superiore.

Questa emergenza non è mai stata, come molti amministratori hanno sempre affermato, legata all’indirizzo scolastico, ma è una evidenza legata ai numeri: sempre più cittadini partono dall’isola e non solo alla fine della terza media, ma già dalle elementari.

Consiglio riunioni per sensibilizzare le varie componenti scolastiche a fare del proprio meglio per migliorare il clima all’interno della scuola.
Ma questo “proprio meglio” non può essere relegato all’impegno individuale, all’incontestabile (fino a prova contraria) professionalità del singolo docente – “io faccio il mio dovere” –  ma a Ponza servono comportamenti che vanno oltre il proprio dovere, coinvolgono una rinnovata corresponsabilità e fiducia tra le varie componenti scolastiche nel voler salvare la “baracca scuola”.

Con le contrapposizioni preconcette, con le ambizioni individuali, con l’arroganza di “volere la luna” non si farà altro di dare ulteriori motivi alle famiglie di abbandonare la scuola di Ponza e quindi l’isola.

Questo, di creare il clima migliore per sopravvivere alle tante emergenze, ma soprattutto per dare un clima sereno nelle classi affinché i ragazzi possano non odiare il tempo passato tra i banchi di scuola, è una incombenza che riguarda sicuramente le componenti docenti, dirigenti e famiglie, ma ovviamente deve vedere l’Amministrazione Comunale a fianco della scuola in modo convinto, continuo e interessato.

L’amministrazione Comunale (non il collegio docenti) ha determinato il cambio di indirizzo della scuola superiore, quindi coerentemente deve sostenere questa scelta con un impegno politico e finanziario adeguato alla scommessa di fare dell’istituto turistico il laboratorio per creare le nuove professionalità per la futura isola.

Ma intanto analizziamo la realtà dell’Istituto Turistico.

Arrivano alla scuola superiore, per costituire il primo anno del nuovo corso, ragazzi che sono per la maggior parte: demotivati, impreparati, non scolarizzati, con difficoltà nella scrittura, nella lettura e nel calcolo e queste caratteristiche individuali e collettive vanno valutate in una classe costituita da 8-10 studenti.

Per quanto riguarda l’Istituto Superiore, consiglio ai colleghi una profonda riflessione, perché è proprio lì che gli esigui numeri e le caratteristiche individuali e collettive dei nuovi studenti, diventano condizionanti per ogni programmazione didattica, per ogni scelta educativa, per ogni valutazione didattico-educativa.

Cercare la metodologia  adeguata  alla classe con l’obbiettivo di  far conseguire una conoscenza di base degli argomenti  per portare avanti la maggior parte dell’esiguo numero di studenti deve essere una strategia didattica-educativa che deve coinvolgere fin dai primi giorni di scuola tutti i docenti ma anche le famiglie.

La realtà dell’istituto superiore è la cartina del tornasole dello stato di salute della scuola a Ponza e la scuola di Ponza nella sua capacità di autogoverno è il banco di prova dello stato di salute del ‘sistema isola ponzese invernale’.

 

P.S.
Chiedo scusa a tutti della mia sincerità, ma nella situazione in cui siamo arrivati chi conosce le realtà isolane ha il dovere di dire chiaro e forte che quest’isola ha bisogno di una profonda riflessione perché la strada è tracciata, quella sì luminosa, di vedere i ponzesi definitivamente partire da Ponza nel periodo invernale e la scuola è solo un aspetto da rivedere in un sistema-isola da rifondare.

Finite le vacanze estive Ponza si spopola

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di Paolo Iannuccelli
Ponza. Temporale Febbr. '09

 

Ma l’isola quasi deserta ha sempre un suo fascino
Tutti a Formia e in località limitrofe. Ponza comincia a svuotarsi al termine della stagione turistica, durante il periodo invernale i residenti saranno poco più di mille. La maggiore delle isole ponziane contava 6500 residenti negli anni ’30, poi molti emigrarono negli Stati Uniti nel primo dopoguerra.
Adesso gli iscritti all’anagrafe sono 3200, molti dei quali non trascorrono più i mesi duri sulla loro isola, preferendo luoghi più confortevoli.
Nella zona del porto, in inverno, il quadro si presenta malinconico, fa quasi tenerezza.
Negozi chiusi, solo un paio di bar aperti, qualche albergo o ristorante in funzione. Ponza cade in letargo.

Le Forna. Cala Feola.1

Diversa la situazione nella frazione di Le Forna, a nord dell’isola, con quasi tutti gli esercizi commerciali aperti e una maggiore vita in comunità, con tanti giovani che stazionano e si divertono sul muretto davanti il Tartaruga Pub.
Sarebbe assurdo pretendere l’apertura di tutti i negozi al porto, ma una turnazione è necessaria.

Lo spopolamento dell’isola ha vari motivi. Manca un ospedale attrezzato, a differenza di Pantelleria, che possa garantire un’adeguata assistenza sanitaria, talvolta l’elicottero del 118 o dell’Aeronautica non può atterrare per le cattive condizioni atmosferiche, per questo molti anziani preferiscono il Golfo, con la presenza di ben tre strutture sanitarie.
Le persone in età avanzata non hanno poi a disposizione, come a Ventotene, una casa di riposo. La scuola per il turismo non è, naturalmente, sufficiente per soddisfare le esigenze di tutti, ma c’è da mettere in risalto che un paio di generazioni hanno studiato fuori, senza spopolamento dell’isola.
Molti anni fa funzionavano tre cinema, operavano undici forni, ora sono solamente tre. Sono dati significativi.
Mancano cinema, teatro e centro congressi, biblioteca, musei, centro sociale per anziani, che il turismo congressuale potrebbe essere una grossa opportunità di crescita.
Spiaggia e case di S. Antonio

Eppure c’è chi a Ponza trascorre l’inverno con piacere, sono quelli che amano l’isola in maniera viscerale e se la godono dodici mesi l’anno, trovando sempre un motivo per passare allegramente la giornata.
Nel campo dello sport è stato iscritta una squadra al campionato di calcio di seconda categoria, si pratica talvolta il calcio a 5, non esiste una piscina coperta, il bel palazzetto non è ancora in funzione. La necessità di allungare la stagione turistica mette quasi tutti d’accordo.
Ponza offre un patrimonio archeologico molto interessante e di primaria importanza, la possibilità di passeggiate in luoghi stupendi ed ameni, perché non sfruttare queste risorse?

Eppure, durante i mesi invernali, in una giornata di sole, Ponza è di una bellezza struggente, con colori nitidi, capace di lasciare senza parole, il mare è rabbioso ma ti fa innamorare di un posto davvero unico.
Come raggiungere l’isola? Il collegamento con Anzio (il porto più vicino a Roma, con stazione ferroviaria) viene soppresso a settembre, almeno nel fine settimana potrebbe funzionare per trascorrere un piacevole week end. Analoga la situazione da Terracina (leggi qui); rimangono attivi tutto l’anno i collegamenti con Formia
Provate a scoprire una Ponza quasi deserta, rimarrete stupiti, il turismo è anche questo.

Ponza. Veduta dalla piazzetta
Inverno-a-ponza. Da Lucia Rosa

 

In condivisione, da Paolo Iannuccelli: http://www.parvapolis.it del 22/09/2014

Al Sindaco di Ponza, dall’Autrice del ‘Grido di dolore per Frontone”

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messaggio ricevuto sulla Posta del Sito
Spiaggia-Frontone

 

Non è più una corrispondenza privata, dal momento che la risposta del Sindaco alla prima lettera pubblicata sul sito (leggi qui) come su diversi giornali, è riportata in bell’evidenza sul sito ufficiale del Comune (sabato 23 agosto 2014: leggi file.pdf riportato in fondo a questo articolo)
l. R.

 

Al Sindaco di Ponza

Rientro ora da un lungo impegno fuori dall’Italia e leggo con piacere la sua dettagliata risposta; anche se francamente, essendo la mia una lettera aperta, gentilmente pubblicata da alcune testate, non capisco il motivo per cui lei abbia inoltrato la lettera al mio indirizzo di posta elettronica privato. Non mi risulta peraltro che sia stato pubblicato.
Ma veniamo al dunque.

In merito alla sua risposta, vorrei farle notare che se da un lato lei non si risparmia in narrazioni generose di particolari, nell’elencare tutte le manchevolezze e le scorrettezze dei personaggi che chiama in causa con tanta severità; dall’altro non ho potuto estrapolare dalle sue parole una spiegazione altrettanto chiara dei motivi per i quali, su quella spiaggia, dichiarata inagibile da un’ordinanza comunale, sia possibile continuare a far sbarcare tutta quella gente, senza garantire le norme igieniche e di sicurezza.

Ho notato che con grande dovizia di particolari lei si lancia in una invettiva nei confronti di questi malfattori che si sarebbero arricchiti perpetrando le peggiori nefandezze ai danni di Ponza e dei ponzesi…

Le posso dire sinceramente che ciò che mi sta a cuore è la bellezza dei luoghi e mi domando, anzi le domando: non era davvero possibile far regolarizzare quella situazione senza arrivare a tanto?

Era davvero necessario ridurre quel luogo ad un cumulo di macerie?
Ed era indispensabile esigere la demolizione di quello che lei chiama, senz’altro a ragione visto che lo afferma con tanta veemenza, “il trionfo dell’illegalità”, proprio durante la stagione estiva?
E come mai, visto che lei parla giustamente di, sicurezza e legalità, ci sono ancora tante attività che ruotano intorno a quell’angolo di mondo?

Su questo non mi pare che lei abbia dato risposte…

Non ha fatto menzione dei venditori di acqua, panini e gelati, nonché di sdraio e ombrelloni, non più a buon mercato di chi li ha preceduti, né tantomeno, del ristorante dentro la grotta… e sinceramente non mi pare di aver notato un grande uso di registratori di cassa da nessuna parte. Mi pare anche che le attività in questione abbiano avuto modo di portare comunque a termine questa stagione travagliata…
Ancor più ho notato, che mentre non si è risparmiato nel descrivere tutti i reati della “combriccola” che gestiva lo Sporting (che è giusto fermare se non dotati dei permessi necessari), ancor più, dicevo, ho notato l’assenza di risposta relativa a quell’ingombrante “ecomostro” che continua a deturpare la vista dei poveri malcapitati sulla spiaggia del Frontone.
Di tutto questo lei non ha fatto menzione.

Sicuramente il mio è un semplice punto di vista, di chi forse non conosce molti retroscena di un’isola difficile sotto molti aspetti, ma le assicuro che il mio stesso sconcerto l’ho potuto riscontrare in molte persone… e non solo turisti.
Non è mio compito capire chi siano i buoni e i cattivi, perché tale è la spaccatura che viene fuori dalla sua descrizione dei fatti, piuttosto mi domando se il compito di un’amministrazione non sia quello di far crescere il suo territorio, amministrando appunto le sue risorse e valorizzando i suoi tesori, ma soprattutto facendo in modo che questo avvenga sì nella legalità e nel rispetto delle regole, ma che queste regole valgano per tutti allo stesso modo.

Del resto l’estate è ormai finita… non ci resta che sperare in un 2015 migliore…

Donatella

 

Dal sito del Comune di Ponza: Lettera Sindaco

Ritornano le vele di IsolaMondo

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Riceviamo in Redazione e pubblichiamo
IsolaMondo Ott. 2014. Reduced size

 

Dal 10 al 19 ottobre “La Rotta delle Isole Tirreniche” un grande viaggio di fratellanza isolana.

La flottiglia di IsolaMondo si sta preparando a partire per la sua 15° avventura.

La compagnia dei giovani esploratori Isolani partirà dal porto di Marina di Campo con bimbi e ragazzi di Capraia e dell’Elba e navigherà nel cuore del Mar Tirreno per approdare al Giglio, a Ponza, a Ventotene e per la prima volta a Procida.
Raggiunto l’Arcipelago Ponziano, alla flottiglia si uniranno anche le barche a vela delle Isole di Ponza e Ventotene.

Saranno giornate intense di incontri, escursioni e grandi navigazioni, per allargare e rafforzare i legami tra i giovani abitanti delle Isole.

 

Il Programma:

Venerdì 10 ottobre: ritrovo al Club del Mare e partenza dal porto di Marina di Campo.
Navigazione e scalo all’Isola del Giglio per accogliere a bordo l’equipaggio Gigliese.
Partenza dal Giglio e navigazione a vela verso Ponza.

Sabato 11 ottobre: navigazione e arrivo a Ponza in serata.

Domenica 12 ottobre: escursione sull’Isola di Ponza con i ragazzi Ponzesi

Lunedì 13 ottobre: incontro a scuola con i ragazzi di Ponza e giornata dedicata all’incontro tra le comunità insulari.

Martedì 14 ottobre: navigazione a vela da Ponza a Ventotene a cui si unirà la barca Ponzese. Arrivo previsto a Ventotene nel primo pomeriggio.
Primo incontro con la comunità dell’Isola di Ventotene.

Mercoledì 15 ottobre: incontro con la scuola e i ragazzi di Ventotene e giornata dedicata all’incontro tra le comunità insulari.

Giovedì 16 ottobre: navigazione a vela da Ventotene a Procida a cui si unirà la barca di Ventotene. Arrivo previsto nel primo pomeriggio. Primo incontro con la comunità dell’Isola di Procida

Venerdì 17 ottobre: incontro a scuola con i ragazzi di Procida. Nel pomeriggio partenza per Ventotene. Saluti all’equipaggio di Ventotene e partenza per Ponza.

Sabato 18 ottobre: arrivo a Ponza, saluti all’equipaggio Ponzese e inizio navigazione di rientro verso l’Elba.

Domenica 19 ottobre: arrivo all’Elba nel pomeriggio. Festa nel giardino del Club del Mare

 

Per info: 333 2653079
Club del Mare, Marina di Campo

 

Lacandina dell’evento in grande formato (file .pdf)IsolaMondo Ott.2014. Locandina

Anche Ponza con S. Silverio sarà alla parata del Columbus Day

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di Rosanna Contesan-silverio-quinta-strada-3-copy

 

Quest’anno anche i ponzesi parteciperanno, con la statua di S. Silverio, alla sfilata del Columbus Day che si svolgerà il 13 ottobre sulla Fifth Avenue a New York.

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Il Columbus Day è una festa tutta italo-americana che nasce dall’orgoglio dei discendenti degli immigrati italiani per il contributo che hanno dato e dànno alla grandezza della nazione americana ed è connessa alla scoperta dell’America fatta da Cristoforo Colombo il 12 ottobre 1492.

E’ questa una ricorrenza spesso contestata per due motivi diversi: c’è chi dice che già altri, i Vichinghi, erano arrivati in America 500 anni prima di Colombo e c’è chi pensa che questa scoperta abbia avuto come conseguenza la distruzione dei popoli amerindi e, pertanto, non possa essere occasione di festa.

Queste obiezioni sono di molto successive all’origine della festa che risale nelle sue prime forme al 1869 nella città di S. Francisco, seguita a ruota da New York per assurgere nel 1937 a festa nazionale per volontà del presidente T. D. Roosvelt. Così, anche le obiezioni più motivate si scontrano contro delle macchine organizzative molto potenti che ogni secondo lunedì di ottobre – nel 1971 fu deciso che dovesse essere questo il giorno della festa – mettono in moto complessivamente centinaia di migliaia di persone e rilevanti investimenti per i festeggiamenti che si svolgono in tutto il paese.

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Ad organizzare le celebrazioni a New York, come la messa, la deposizione della corona di fiori, la parata, è la Columbus Citizen Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro che offre occasione di miglioramento sociale a studenti italo-americani meritevoli attraverso borse di studio e finanziamenti per la ricerca, un’organizzazione molto importante che, anno dopo anno, è riuscita a coinvolgere un numero molto elevato di persone provenienti dai diversi Stati americani e dall’Italia.

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Quest’anno sono previsti 35 mila partecipanti alla parata sulla Fifth Avenue, mentre gli spettatori saranno circa un milione.

Ad inserire i ponzesi nel corteo è stata la Società S. Silverio Shrine, nata tra i ponzesi del Bronx “per preservare un pezzo del nostro patrimonio italiano negli Stati Uniti” di cui è parte fondamentale la devozione a S. Silverio. Aveva la sua sede nella piccola chiesa della Madonna della Pietà, costruita nel 1954 in Morris Avenue (come ha scritto Paolo Iannuccelli qui), ma adesso è nel Santuario dedicato a San Silverio, che è stato costruito a Dover Plains, una località distante una mezz’ora circa di auto dal Bronx.

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Lì, dal 1964, nel corso dell’anno si svolgono molte feste religiose (in onore di S. Giuseppe, Padre Pio, Madonna Assunta ecc) che vedono la partecipazione di tanti italiani provenienti dai diversi stati americani e dal Canada; ma naturalmente la festa più grande è quella di S. Silverio, a giugno, che attira circa un migliaio di persone.

area picnic

A Dover Plains non c’è solo la chiesa, ma ci sono anche campi da tennis e baseball, piscina, parco giochi per bimbi, area di picnic ed alloggi per ospitare 1500 persone così che si offre a chi arriva, oltre che la possibilità di praticare il culto religioso, anche un’accoglienza da vacanza che consente di vivere il periodo di permanenza come momento di incontro e conoscenza con persone provenienti dallo stesso paese, ma sparpagliati sul suolo americano. Ovviamente ci sono sale per organizzare meeting e cene che servono a raccogliere fondi che il Santuario utilizza per il suo funzionamento e per beneficenza.

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Locandina in italiano (cliccare per ingrandire)

La stessa partecipazione alla parata del Columbus Day è occasione di raccolta fondi, visto che nell’invito è incluso la donazione di 10 $ a persona.

Considerata la distanza di Dover Plains da Manhattan, dove è la Fifth Avenue, la statua del santo che parteciperà alla sfilata sarà quella più antica che si trova nella chiesa della Madonna della Pietà (Lady of Pity Church) in Morris Avenue.

Our Lady of Pity Church

Come dice la locandina, madrina della comunità ponzese-americana sarà Francesca Alderisi, conduttrice dal 2000 di Sportello Italia, la trasmissione che si rivolge agli emigrati italiani di tutto il mondo.

francescaalderisi

Chi volesse seguire la sfilata si può collegare a facebook o al sito http://www.sansilverioshrine.org/

Un altro canale

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di Sang’ ’i  retunneVenerdì pesce

 

Assuntina – Mariè’ a’fusse visto a Giggino?
Marietta – E che diavule, ’u piérde sempe?

As – Quand’ l’afferra  ’a cimm’i scirocche so’ cazz’ e nun tene orario.
Ma – Ie nun l’aggio visto, ma addò è gghiuto?

As – Nunn’o saccio: sta ’a duie juorne sbarianne comm’e nu pazz’. Corre annanz’ e a’rrete.
Ma – E ch’è stato, pecché fa accussì?

As –  Dice che è n’incarico importante per uno ’i Centocelle.
Ma – A sì? Ma ’u pagano? E che incarico è?

As –  Saccio ’i corne soie, si ’u pagano o no? Sta cercanno l’albergo Paolino a Mare. Tant’i vote ’u ssapisse tu, addò sta?
Ma – No, macché, mai sentuto. Starrà ’u puòrt’?

As –  Chille dà ’a colpa a mme, dice ca ’u faccio sempe fatica’ comm’a nu ciuccio e nun se ne accorge ca ’u munno cagne, fann’ l’alberghi nuovi e isso nunn’u sape.
Ma -  Effettivamente… tu cierti vote si’ esaggerata, ’u schiatt’ ’nguorpo a chill’u pover’ cristian’.

As –  Isso è ’u ’uaio, no io. Figurati che m’ha ditto ca si me piglie a parla’ c’u l’avieri me spezz’ i cosce. Mò, cu’ tanta ggente che vene a’ puteca, io nunn’ aggia parla’ ch’i surdati? E che faccio? ’I caccie fore?
Ma – Fosse addeventato geluso?

As – Ma chi ’u sape a isso. Se sta scimunenn’ a’ vicchiaia.
Ma  – E se, ’a vicchiaia, ’u stai facenn’ addeventà tu, viecchie. ’U veche sempe chiù sbattuto e ’ngazzato.

As –  E che so io? Ma si a’ieri m’ha ditto che hann’ cagnat’ ’u prèute e si mò nun se ne va ’stu don Mario, va ’ndà chiesa e fa ’nu casino annanz’a tuttu quante. Scuorno scuooo!!
Ma – Madooo! Mò aggio capito. Chiste tene ’na confusione ’ngapa. ’Sti fatte cca nun so veri, fanno parte d’u film ’nda televisione . Ma vuie ‘a sera n’u vedite ’u primmo canale?

As – Ma quale cinema, televisione e primmo canale! Giggino a sera sta comm’ è ’n’animale, accanosce sule ’nu canale e chell’ vo’.

Set-Fiction.-Paolino-a-Mare


Saro di Lampedusa

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recensione di Silverio Lamonica
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Saro di Lampedusa” è  un eroe dei fumetti, scaturito dalla penna di Francesco Lo Storto, docente di fumetti alla Scuola Internazionale di Comics, Roma in società con Sonny Lo, navigatore solitario di Hong Kong.
Sono solamente due i volumetti di avventure pubblicati: 1) Maledetto Levante Il Tesoro di Napoleone nel 2008 e 2) Il Fauno, nel 2009; entrambi per la Nautica Editrice srl Roma.

Saro è un giovane perseguitato dalla mafia,  in fuga dalla Sicilia. Nel corso di questo suo peregrinare si imbarca in avventure sempre più emozionanti, iniziando con il salvataggio di una barca finita in secca, proprio a Ponza, a causa del levante. Gli autori dimostrano di conoscere molto bene le coste della nostra isola che descrivono nei minimi dettagli.  Il primo volume presenta anche alcune istruzioni illustrate, riguardanti le operazioni di recupero di barche alla deriva e le manovre nel corso della navigazione.

Un breve cenno sul fumetto.

Il fumetto, come lo “gustiamo” ai giorni nostri, nasce verso la fine dell’800 con Yellow Kid di Outcault e si è affermato in Italia a partire dal 1908,  con il mitico Corriere dei Piccoli  e, dagli anni ’20, con Gli Albi di Topolino di Walt Disney. Fu lo scrittore Elio Vittorini, nella rivista Il Politecnico (1943 – 45) a riconoscere al fumetto la “dignità” di vero e proprio genere letterario.
Ricordo che negli anni ’50 del secolo scorso alcune riviste femminili prosperavano proprio con il fumetto,  narrando storie d’amore (vere e proprie soap opera ante litteram) che le ragazze ponzesi di allora acquistavano all’edicola di Enza Rispoli (zia del geom. Michele).
A tale proposito ricordo ancora il Parroco Dies che, rivolto alle giovani parrocchiane, tuonava ironico dall’altare: “Grand Hotel ….. Bolero ….. Sogno! …. Beate chi le tiene! …. Ma che vulite sunnà?”

Sonny Lo,  Lo Storto -  Saro di Lampedusa: Maledetto Levante, Il tesoro di Napoleone – Nautica srl editore 2008  € 10. Disponibile “Al Brigantino”, Ponza.

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1944-2014. A settant’anni da Marzabotto (1)

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 a cura della Redazione
2. Locandina

 

Parliamo di quest’Anniversario per vie oblique, perché rievocare i fatti nella loro crudezza è proprio insopportabile.
Lo facciamo con piccoli tasselli staccati; in questo primo articolo parlando di un film che alla vicenda è stato dedicato, con una luce di speranza.

 

L’uomo che verrà
di Sandro Russo

Nel suo secondo film ‘L’uomo che verrà’, Giorgio Diritti torna tra la gente della sua terra natale. Braccianti che parlano un bolognese antico, quasi estinto, e che hanno volti (attori professionisti e non) su cui sono incisi i segni della fatica e le pieghe del tempo. Il dialetto usato nel film è, oltre che una scelta di realismo, un modo per entrare nell’anima del luogo, far sentire il salto del tempo; la distanza di un mondo in cui il rapporto con le parole è diverso, così come il modo di sentire e di agire.

3. Interno stalla

Una scena del film: interno stalla; gli uomini e le donne chiacchierano e intrecciano cesti alla fioca luce delle lampade a vento. I bambini ascoltano

Non è facile fare film sulla guerra; l’esito è noto e le immagini creano un orrore ‘anamnestico’, un rigetto che richiama tutti gli altri strazi già visti in precedenza. Tanto più delicata, a maggior ragione, dovrà essere l’opera del regista – il suo sguardo, la sua pietas – ai fini del risultato finale; dell’emozione che passa allo spettatore.

C’è la ‘Storia’ e poi ci sono ‘le storie’.
In film di questo tipo può essere ancora più interessante del solito seguire il modo in cui si connettono, si allacciano e si disgiungono, per arrivare di nuovo, come dopo una lunga corsa affannosa, a sovrapporsi nel finale.
Come si legge nei titoli di coda del film: “I personaggi del film sono immaginari, i fatti rappresentati sono reali”.

Si tratta di una ricostruzione dei fatti avvenuti in località Monte Sole, una trentina di chilometri a sud di Bologna a fine estate – inizio autunno  del 1944: l’impatto della ‘grande guerra’ su una piccola comunità rurale, che ha già i suoi problemi di sopravvivenza: la povertà, il freddo, il terreno difficile da coltivare, il mal sopportato controllo da parte del regime fascista.

La storia del film inizia alcuni mesi prima, nell’inverno del ’43.

È un racconto dal basso, dalla parte della gente dei campi, di cui sono evidenti, nell’accurata ricostruzione ambientale, gli aspetti della vita quotidiana, i gesti lenti e sapienti, gli oggetti di uso comune. Inquadrature, luci e poesia dell’immagine di cui già il regista – affiancato dallo stesso Roberto Cimatti alla fotografia – aveva dato prova nel suo film precedente. L’altro aspetto di rilievo è il dialetto, con la sua musicalità intrinseca – anche qui sottotitolato -: una scelta di stile e un’ulteriore pennellata di verismo alle immagini.

4. Pane

La sapienza antica dei gesti in un’ambientazione contadina estremamente accurata (da sin. le attrici Maya Sansa, Laura Pizzirani e Alba Rohrwacher). Le foto di scena sono di Cosimo Fiore

Nell’ambito di questa piccola comunità, il personaggio dal cui punto di vista la storia è raccontata è quello di Martina (l’intensissima esordiente, Greta Zuccheri Montanari), una bambina di otto anni che ha perso la parola da quando un fratellino di pochi mesi le è morto tra le braccia.
Adesso la mamma Lena (Maya Sansa) aspetta un altro figlio, il papà (Claudio Casadio) non pensa che a lavorare e la vita sembra riprendere… Ma arriva la guerra.

I tedeschi all’inizio appaiono gentili; vanno a comprare i prodotti dai contadini e li pagano; ma la minaccia incombe. Il racconto è cadenzato nei nove mesi dell’attesa del bambino ‘che verrà’; le stagioni e i colori della natura si susseguono, tra i piccoli eventi di cui è fatta la vita della comunità rurale. Martina fa le sue esperienze e sta a guardare – di lato, sempre un po’ discosta – gli eventi che succedono nel mondo dei grandi. Anche i tedeschi, che fa fatica a comprendere: “…Io non so perché sono venuti e non sono rimasti a casa loro, con i loro bambini”.

5. Partigiani.Bis

Due fotogrammi dal film;  la fotografia e le scene sono rispettivamente di Roberto Cimatti e di Giancarlo Basili

 

Intanto nei boschi circostanti si è costituito, quasi spontaneamente, un gruppo di resistenti armati – parenti e amici della stessa gente della zona – che comincia a compiere isolate uccisioni tra gli invasori; azioni di disturbo che il comando tedesco vuole annientare. Specialmente adesso  – nell’estate-autunno del ’44 – che l’andamento della guerra sta cambiando.

6. Maya e carretto
Lena (Maya Sansa), la mamma di Martina, continua a lavorare durante la gravidanza, come si è sempre usato in campagna. Le ricostruzioni d’epoca e d’ambiente  sono molto accurate

Al tempo giusto, il bambino nasce. Proprio negli stessi giorni in cui i tedeschi portano a compimento la loro campagna di rastrellamento nella zona…

Qui i fili della Storia e delle storie si devono ricongiungere, e sarà la piccola Martina a mantenere in vita la speranza, tra tanta distruzione…

7. Martina

Martina: Greta Zuccheri Montanari

Il film non lo dice, ma è un periodo in cui il vento della guerra sta cambiando. Dopo lo sbarco in Sicilia (9-10 luglio 1943) l’Italia è riconquistata dall’esercito anglo-americano che sta risalendo la penisola verso Nord. Il bombardamento di Roma (S. Lorenzo) da parte degli anglo-americani è del 19 luglio del ‘43.

Roma è dichiarata unilateralmente ‘città aperta’ nell’agosto del ’43 e tale rimarrà per almeno dieci mesi (fino all’arrivo degli anglo-americani nel giugno ’44). L’attentato di via Rasella e la rappresaglia delle Fosse Ardeatine sono del 23 e 24 marzo del ’44. Lo sbarco di Anzio era avvenuto in un arco di vari giorni alla fine del gennaio ’44, ma la via verso la capitale è difesa ad oltranza dai tedeschi e la liberazione di Roma avverrà solo quattro mesi e mezzo più tardi, il 4 giugno del ’44.

Nell’estate del ’44 i tedeschi, che hanno anche liberato Mussolini e lo hanno posto a capo della cosiddetta ‘Repubblica di Salò’, sono attestati sulla cosiddetta ‘linea gotica’ (da Massa Carrara a Pesaro; v. sotto). Ancora mantengono il controllo di parte del Centro e del Nord d’Italia, e sono  più che mai determinati all’eliminazione di sacche di resistenza nel territorio che occupano. È il periodo in cui vengono effettuate le stragi più efferate contro la popolazione civile, spesso senza un reale intento strategico, di pura rappresaglia per una situazione che cominciava a sfuggire – o era già sfuggita – al loro controllo.

Il 6 giugno del ’44 avviene lo sbarco in Normandia.

La strage di S. Anna a Stazzema è del 12 agosto 1944  e causa 560 vittime civili.

Gli eccidi di Monte Sole, ricordati come ‘La strage di Marzabotto’, dal maggiore dei comuni colpiti, sono compiuti tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944  e coinvolgono circa 770 persone.

8. Linea Gotica.1944

Disposizione delle linee difensive nell’Italia centro settentrionale nel 1944; la ‘linea gotica’, tra Firenze e Bologna, taglia l’Italia da Massa Carrara a Pesaro (Da Wikipedia)

La fine della guerra in Europa arriverà solo l’8 maggio del ’45, con la resa incondizionata della Germania firmata dal feldmaresciallo Keitel nelle mani del maresciallo Zhukov comandante dell’Armata Rossa, che aveva occupato per prima Berlino (Hitler si era suicidato il 30 aprile del ‘45).

‘Il Giorno della Memoria’ rievoca la data del 27 gennaio 1945, giorno in cui l’Armata Rossa, che attraversava la Polonia in rapido avvicinamento verso Berlino, si era imbattuta nel campo di concentramento di Auschwitz e aveva liberato i pochi prigionieri che i tedeschi vi avevano lasciato, dopo aver distrutto il possibile. Quindi a guerra non ancora finita.
Nei film, le storie dei personaggi fanno voli e giravolte, si librano e si posano ancora, prima dell’appuntamento fatidico con la grande Storia; quest’ultimo sì, fisso e ineludibile. Al cinema non occorre, né sarebbe possibile, che le piccole storie si modellino strettamente sulla grande; basta che finiscano insieme e in modo non incoerente. Che si ritrovino un attimo prima, perché la conclusione scritta a volte su un rigido marmo, tutto includa e abbracci, come questa iscrizione del cimitero di Casaglia…

11. Targa Casaglia

Targa commemorativa degli eventi, nel cimitero di Casaglia di Monte Sole (Bo). È scritta come un racconto…

“Hitler disse: “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza.
Dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente”.

I superstiti della strage raccontano: i giorni 29-30 settembre e 1° ottobre 1944
furono i più terribili, ma la carneficina continuò anche poi.
Appena giorno avevo contato 54 grandi falò di case isolate e a gruppi, bruciare
intorno, vicini e lontani…

…Ci riunimmo tutti sul piazzale della chiesa di Casaglia. Dicemmo che i
nazifascisti venivano per i partigiani e quindi i vecchi, le donne e i bambini
potevano stare in chiesa.

…Buttarono giù la porta. Facevano venire fuori tutti e li picchiavano ridendo
…Il parroco lo uccisero con una raffica sopra l’altare
…Ci condussero tutti al cimitero; dovettero scardinare il cancello con i fucili
…Ci ammucchiarono contro la cappella, tra le lapidi e le croci di legno. Loro

si erano messi negli angoli e si erano inginocchiati per prendere bene la mira
…Aprirono il fuoco e gettarono delle bombe a mano; sparavano basso per colpire i bambini…
Così nel cimitero di Casaglia furono massacrate 195 persone di 28 famiglie fra
le quali 50 bambini.

La nostra pietà per loro significhi che tutti gli uomini e le donne sappiano
vigilare perché mai più il nazifascismo risorga

 

L’uomo che verrà è un film del 2009 diretto da Giorgio Diritti; è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 22 gennaio 2010. Nella versione originale il film è in dialetto bolognese con sottotitoli in italiano

Trailer del film su YouTube:

http://www.youtube.com/watch?v=vgKhINXl8ko

 

Ponza calcio. Partita amichevole del 27 settembre

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resoconto inviato da Biagio Rispoli
Blu. Palla in rete

 

Partita amichevole del 27.09.2014
Pol. Dil. Ponza – ADS Luiss 0-6

Formazioni:
- Pol. Dil. Ponza: Califano R. (dal 1°st Rispoli B.; dal 25 st Taglialatela), Vitiello A., Califano G., Tescione G. (Iodice S.), Capone (Menichelli A.), Feola L., Morlè A., Rispoli D., La Torraca (Ambrosino F.), Vecchione S., Marino F. (Adrian), Scotti S.

- ADS. Luiss: Morabito, Barone, Costagliola, Rosa, Fioravanti, Mottola, Arena (Scrimieri), Ficchi, Di Brizzi, Di Rienzo, Maraga.
Marcatori: Maraga 2, Fioravanti, Papero, Scrimieri, Costagliola.
Pur dovendo fare a meno di diversi giocatori, i ragazzi del Ponza hanno disputato una buona partita un po’ sotto tono, ma era prevedibile; comunque il gruppo c’è ed i presupposti per fare un buon campionato ci sono, avanti così e ci potremo divertire.

Fiction, quelle location che non ci appartengono

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di Luisa Guarino
Vanessa Incontrada nella Fiction TV

 

Lasciatemi fare una considerazione sulle reazioni dopo la terza puntata di “Un’altra vita”: non abbiamo speso una parola (non parlo degli eventuali commenti su FB, di cui non sono a conoscenza), siamo come ammutoliti, perché la trama, penso io, ha preso il sopravvento sui luoghi. E a noi ponzesi in questo caso l’isola interessa più di qualsivoglia plot narrativo.
Però dobbiamo capire che la fiction è girata a Ponza (e neanche tutta come poi avrò modo di precisare) ma non riguarda Ponza né vuole minimamente raccontare com’è: non interesserebbe a nessuno, e poi che fiction sarebbe? Quindi è inutile prendersela. “Anche se – ho provato a dire ieri a un’amica ponzese – fare quel gesto scaramantico delle corna alla dottoressa nel bus, mostrare tanta ostilità nel 2014 a chi viene sull’isola da Milano, mi sembra davvero eccessivo”. Ma lei ha replicato: “Se ci pensi bene, Luisa, in fondo in fondo noi siamo proprio così: superstiziosi, ostili al primo impatto. Poi magari diamo anche il cuore… ma d’istinto siamo così”.

La trama con i suo intreccio sta prendendo più consistenza, anche se contemporaneamente la sceneggiatura comincia a mostrare qualche cedimento e banalità: una moglie impazzita per qualcosa legato alla maternità, un marito che esce dal carcere e arriva nell’isola per riconquistare le sue donne, la perpetua che in punto di morte confessa il suo amore per don Mario da sempre, la primogenita Giulia che sta per consolarsi con Nino, il figlio di Pia, cuoco rientrato da Londra, Margherita che al primo rapporto sessuale con l’aviatore rimane incinta. Dio mio, che concentrato!
Apro una parentesi neanche ‘medica’ ma di semplice buon senso: possibile che Emma, medico e donna, che sembra avere un ottimo rapporto con le sue figlie, non abbia parlato loro di contraccezione? Restando ‘in tema’: come si fa a tollerare madre e figlia maggiore che mangiano la lasagna sul lettino delle visite nel Poliambulatorio?

E qui, proprio a proposito di quella struttura, ci vogliamo soffermare sulla location scelta, che naturalmente come del resto quella dell’istituto scolastico non è di Ponza; e non lo è neanche la grande villa fatiscente dove vivono Antonio e la moglie pazza, che la produzione vorrebbe far credere si trovi all’interno dell’autentica Villa delle Tortore (che non è peraltro ‘maledetta’). Dunque, parlando con un mio collega del Messaggero, mi ha detto che quella costruzione  si trova all’interno del cosiddetto ‘Villaggio del fanciullo’ di Civitavecchia: lo sa per certo non solo perché lui è di lì, ma perché per diversi anni ha frequentato quel posto per lavoro, poiché ospitava una sorta di aula di tribunale. Non resta ora che verificare dove si trova la scuola.

Una curiosità invece per quanto riguarda un personaggio entrato da poco in “Un’altra vita”, Nino, cuoco, nella finzione scenica figlio di Pia e di Franco (Francesco Maria Cordella). Gironzolando su Internet ho potuto appurare che si tratta di Ludovico Fremont, specialista di fiction a quanto pare. Attualmente possiamo trovarlo contemporaneamente sugli schermi di Rai Uno e Canale 5, impegnato rispettivamente, oltre che nella nostra fiction, in “Che Dio ci aiuti 3” e “I Cesaroni 6”: altro che sovraesposizione! E non capisco perché. Bello non è: piccolo di statura, gli occhietti piccoli piccoli… Bravo?! So solo che, come tanti attori giovani di tv parla con accento romanesco: e se questo va bene per i Cesaroni, stona decisamente negli altri casi. Come ci insegnano gli attori che hanno fatto scuola di teatro, vero Cordella?
Lasciando da parte tutte queste considerazioni, prepariamoci ad assistere con curiosità alla quarta puntata, martedì 30 settembre.

un bar di Ponza per vedere la fiction

 In un bar di Ponza a seguire la Fiction in compagnia

 

A settant’anni da Marzabotto. (2). Cambia solo la lingua, di Giorgio Diritti

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proposto da La Redazione
7. Martina

 

Cambia solo la lingua

Quanto è distante Marzabotto?
Settant’anni..?
Settanta miglia prima che lo scafista butti a mare i suoi naviganti “clandestini,” settanta giorni di prigionia prima che il combattente rivendichi la gloria di esporre al mondo la morte per decapitazione del suo prigioniero inerme, settanta bombe, settanta razzi prima che una, due, tre cadano sulla scuola, nel mercato, prima di vedere i brandelli di sangue come a Casaglia o Cerpiano.

È molto vicina la stage di Marzabotto, ha cambiato lingua, territorio, ma poco altro nello scempio di vita altrui che certi uomini continuano a fare.

Nello scempio di un società evoluta dove la ricchezza si fonda anche sul mercato delle armi, sullo sfruttamento dei simili, sulla schiavitù, e dove il confine dello spettacolo televisivo mischia ogni sera la realtà drammatica e violenta a quella effimera della pubblicità. Il pianto cammina ancora sui sentieri di Monte Sole nell’animo di chi c’era o di chi ha ascoltato la voce di chi c’era. Credo sia fondamentale nella vita un giorno andare lì.

La memoria è il più importante patrimonio da difendere.

E forse un giorno, finalmente, il progresso non sarà solo un nuovo oggetto tecnologico ma il bene per l’umanità.

[di Giorgio Diritti - Da La Repubblica di domenica 21 sett. 2014]

L’autore nel 2009 ha diretto il film L’uomo che verrà sulla strage di Marzabotto

 

Il sacrario di Monte Sole

 

Anche da leggere  - vivamente consigliato – l’intera pagina che La Repubblica ha dedicato all’evento domenica 21 dicembre, con un articolo di Michele Smargiassi oltre a quello di Giorgio Diritti sopra-riportato; il tutto nel file. pdf:  Pagg. 40-41 Repubblica del 21.09.2014

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